L’evento culturale trasmesso da Rai1 venerdì 27 gennaio in prima serata e la testimonianza della Senatrice Liliana Segre al Memoriale della Shoah nel giorno della Memoria, mi ha fatto riflettere come ogni accadimento vissuto dal genere umano lungo l’arco della sua storia, non abbia insegnato nulla che possa in qualche modo migliorare le coscienze nel rispetto della diversità e dei diritti umani. Ho sempre pensato che la differenza tra il genere umano e quello animale fosse data sostanzialmente dal cervello che, direttamente collegato all’anima, fosse capace di sensibilizzare la coscienza delle persone. Purtroppo, il manifestarsi di certi fatti di cronaca reiterata negli anni, che spesso inneggia all’odio, mi ha fatto riflettere e in qualche caso mi sono pure ricreduto sulla capacità dell’uomo di rendersi davvero diverso da quelle che sono certe spiccate caratteristiche del genere animale. Una narrazione, quella della Senatrice della Repubblica Liliana Segre, apparsa lucida in ogni dettaglio a partire da quel 30 Gennaio 1944 in cui, ancora tredicenne e impaurita, si trovò catapultata su un carro bestiame al binario 21 della Stazione Centrale di Milano per essere deportata e ignara di dove quel vagone ferroviario stipato di persone di ogni età la stesse portando. Una storia tremenda, un racconto raccapricciante nel susseguirsi di fatti che abbiamo letto, studiato e riletto nei libri di storia, sperando di lasciare dentro noi quel senso di responsabilità a migliorarsi. Un album di ricordi in bianco e nero strazianti di campi di concentramento, di filo spinato, forni crematori e camere a gas, cui erano destinati gli ebrei a causa della persecuzione nazifascista. “Dal vagone piombato non potevo vedere nulla, solo percepire l’alba e il tramonto, avevo perso la cognizione del tempo, non sapevamo dove stavamo andando, dove ci avrebbero portati, intuivo solo che quello sferragliare delle ruote mi allontanava sempre più da casa. Ricordo il dondolio, il buio, i miei stati d’animo. Non avevo più fame né sete e poi Auschwitz si presentò ai miei occhi come un’enorme spianata di neve. Intorno solo freddo e desolazione…..”. Il racconto di Liliana Segre si fa sempre più accurato nei dettagli di una memoria che Fabio Fazio sollecita con grande delicatezza. E mentre le immagini di quel tempo ci hanno dato ancora vividi sentimenti di disperazione e atrocità trasmesse eloquentemente dagli occhi terrorizzati di vecchi, bambini, donne e uomini, il pensiero ha fatto il suo collegamento con l’oggi politico e sociale di una umanità sempre alle prese con gli atavici problemi di razzismo e assoluta incapacità di rispettare ogni diversità. Nella stessa giornata, infatti, il Tg ci dà visione di un video shock diffuso dalle autorità di Memphis, nel Tennessee, sul selvaggio e fatale pestaggio di un 29enne afroamericano, tale Tyre Nichols, da parte di cinque agenti. Immagini crude e carichi di odio verso il povero afroamericano, reo di avere guidato in maniera spericolata a 70 metri da casa. Una violenza inaudita che si è manifestata dopo la cattura con taser e spray urticante, ammanettato e steso a terra, manganellato, preso a calci e pugni per quattro lunghi minuti in un vero e proprio tiro al bersaglio, mentre inerte Tyre Nichols grida di non avere fatto nulla e invoca per tre volte, “mamma”, giacendo steso in terra in attesa dell’ambulanza. A differenza di altri fatti drammatici precedenti, questa volta anche i poliziotti erano di colore, tuttavia, resta evidente e inconfutabile l’odio con il quale ci si accanisca tra uomini e ci riporti indietro in una storia,dove ci si confronti sempre con la mancanza di civiltà e rispetto della diversità. Sì, a parte questo particolare caso, gli episodi di razzismo sono all’ordine del giorno dove stride davvero la memoria storica di una Shoah con i fatti e gli uomini che si sono succeduti nel tempo. Martin Luther King ci ha rimesso la vita per difendere i diritti civili, mentre il sentimento dell’odio e dell’Olocausto ritorna sempre tragicamente attuale. Sì, perché ancora oggi i concetti di libertà, di rispetto, di unione fra razze, religioni, ideologie e del loro sacrosanto valore intrinseco, non sono stati ancora compresi appieno. Purtroppo, questo è l’immenso limite del genere umano.
Salvino Cavallaro